La villa stile Impero voluta all’inizio del XIX secolo dal Marchese Agostino Lascaris si presenta con la facciata principale, rivolta a ovest a guardare il Monviso e la Valle di Susa, decorata a lesene per restituire un senso di leggerezza e verticalità.
“Parva domus, magna quies”, piccola casa, grande quiete: queste parole si possono leggere sopra l’entrata esterna della Sala del Biliardo e rappresentano il principio che ispirò Agostino Lascaris nel costruire la villa.
I resti della torre del primo castello, un infernòt, le ghiacciaie e la galleria seicentesca nota come la Galleria Maria Bricca rimangono a ricordare la storia più antica di Villa Lascaris.
Le sale auliche di Villa Lascaris, decorate di pregevoli affreschi, sono testimonianza del gusto per il bello che ha guidato il Marchese nella costruzione della casa. Nel vestibolo sul quale si aprono da un lato l’allora sala da ballo (ora Sala degli Affreschi) e la sala da pranzo (ora conosciuta come Sala Pellegrino), fregi a trompe l’oeil, busti e stemmi nobiliari accolgono i visitatori.
Nell’androne, che un tempo permetteva il passaggio delle carrozze dal parco alla corte interna, sono presenti alcune opere scultoree: il busto e lo stemma di Agostino Lascaris e quello di Luigi Fransoni, che fu arcivescovo di Torino nella prima metà dell’Ottocento, a opera di Giovanni Calvetti; la lapide che ricorda il lascito della Villa ai vescovi di Torino; un bassorilievo dell’arcivescovo Michele Pellegrino, memoria della sua volontà di trasformare la stessa villa da residenza estiva dei vescovi di Torino in casa di spiritualità, a servizio dell’intera diocesi.